3° Contest LA LETTERA MATTA: RISULTATI

RISULTATI PARZIALI


Cari scrittori,

eccoci ai primi risultati del 3°contest LA LETTERA MATTA. In fondo a questo articolo (ma vi preghiamo di leggere anche ciò che c’è scritto in mezzo) troverete i nominativi di coloro che verranno selezionati per la fase successiva: rimarrete in 30. Chi ha già partecipato alle precedenti edizioni lo sa già, siamo piuttosto cattivelli e ci piace tenervi con il fiato sospeso: non inseriremo i nominativi tutti in una volta, ma qualche nome ogni giorno, fino al completamento della lista.

E POI?

E poi, a distanza di qualche giorno, inseriremo sul blog la lista dei 10 vincitori che riceveranno (si cita il regolamento) :

Targhe per vincitore, secondo e terzo classificato. Una targa sarà elargita anche per l’autore del miglior racconto di genere. Medaglie verranno assegnate a chi, nelle prime dieci posizioni, non ha ricevuto targhe”.

Inoltre, come promesso, i migliori racconti verranno inseriti e otterranno visibilità su Lettere Matte. Lo staff potrà suggerire delle modifiche al testo (se ce ne fosse necessità), ma saranno gli autori a decidere se apportare o meno delle correzioni. Infine vi ricordo che la decisione di cosa pubblicare spetta unicamente alla redazione e non necessariamente verranno inserite le opere in ordine di arrivo: Lettere Matte prima di essere un blog per chi scrive è uno spazio per chi legge, e per questo, sia pur nel suo piccolo, ha una sua linea editoriale. Una linea editoriale che porta diverse visite e visibilità ai racconti presenti (se le opere fossero stampate su carta da un piccolo editore, per il numero di viste, alcune di esse sarebbero già alla terza o quarta ristampa).

CRITERI DI VALUTAZIONE

La prima selezione (quella dei 30) verrà stilata in base al punteggio totale ottenuto dalle singole opere (sommando i punteggi di ciascun membro dello staff). Abbiamo tenuto conto di:

Profondità e credibilità dei personaggi.
Stile e linguaggio.
Trama (originalità, coerenza ed efficacia).
Piacevolezza (ovvero quanto ci è piaciuto il testo “a pelle”, alla prima lettura).

La selezione finale (dalla quale verranno fuori i 10 vincitori) terrà conto dei medesimi punti, ma verrà compilata dopo un confronto interno allo staff: la stragrande maggioranza degli elaborati presenta votazioni del tutto simili tra i membri della giuria, eccetto quattro o cinque casi in cui i punteggi oscillano molto da un votante all’altro. Vedremo chi convincerà chi ad abbassare o ad alzare il punteggio (si tenga presente che non siamo infallibili e un confronto che tenga conto unicamente del valore letterario è d’obbligo in questi casi).

QUALCHE DATO

Il 3° contest LA LETTERA MATTA ha visto un buon numero di partecipanti, siete poco meno di un centinaio (a riprova che la manifestazione gode ormai di una certa stima, e per questo vi ringraziamo di cuore). Gli squalificati si contano sulle dita di una mano: chi ha inviato romanzi (era scritto ben chiaro che il contest prevedeva unicamente l’invio di racconti di 20.000 battute al massimo) e chi non ha inviato alcun commento alle opere già presenti sul blog (come previsto dal regolamento e come ricordato ai signori via mail). Il fatto è che di scrittori che vogliono essere letti, ma non si prendono nemmeno la briga di scorrere le venti righe del bando di concorso e/o scappano come scoiattoli con la coda in fiamme davanti all’ elaborato di un collega… non sappiamo veramente che farcene.

QUALCHE CONSIGLIO

Dovremmo inserire in questo post unicamente i nominativi di chi è dentro, ma siamo scrittori anche noi e sappiamo quanto sia utile agli aspiranti autori il capire cosa è andato storto. Non possiamo, per ovvi motivi, rispondere a tutti, ma vi forniamo una carrellata degli errori più comuni.

Inviare opere senza aver letto il regolamento del concorso a cui si partecipa è senza dubbio l’errore peggiore, il più grossolano e dilettantesco: il 90% delle redazioni reagirà non rispondendovi affatto, semplicemente escludendo le vostre opere senza nemmeno dargli una letta veloce.
 
Inviare opere senza uno straccio di rilettura. Molti racconti sono arrivati in redazione con errori di battitura evitabilissimi. (Lettura consigliata: RILEGGERE, RISCRIVERE)

Troppe storie nella storia. Il racconto ha, per forza di cose, una struttura più fragile rispetto a quella del romanzo: inserire dieci sub plot (o storie minori) o venti digressioni in quattro pagine annoia il lettore e risulta essere troppo pesante per la fragile forma della narrativa breve. Meglio una storia unica, che abbia un inizio, uno svolgimento e una fine.
 
Trama assente. Esistono scrittori capaci di sfornare libri di ottima fattura in cui non accade un bel niente. Chiedere a Louis Ferdinand Céline o a Katherine Mansfield per conferma. Però non è che tutti i Pinco Pallino riescano a francobollare il lettore alle venti pagine in cui il protagonista si fa la barba o assaggia un pasticcino senza fare nulla di altro. Ci sono opere che non hanno affatto bisogno di tensione narrativa, romanzi e racconti in cui il linguaggio è utilizzato in maniera così sapiente da evocare comunque in chi legge emozioni e ricordi forti. Ma sono lo 0,0001% della torta. Detto tra noi, raccontare di quella volta che siete andati a fare un giretto nel parco e vi siete imbattuti in quella strana specie di quercia che vi ha suscitato un lontano ricordo della vostra infanzia e poi avete addirittura incontrato quel bellissimo daino con gli occhioni espressivi espressivi, che gli mancava solo la parola… be’, o siete dei geni o ci farete morire di sonno. In effetti, tra quelli arrivati in redazione c’erano diversi elaborati di questo tipo: solo uno ci ha colpito al punto da passare alla fase successiva, gli altri dieci - dodici sono stati scartati.
Per usare le parole del grande Bernard Malamud: “Storie, storie, storie: per me non esiste altro. Spesso gli scrittori che non riescono a inventare una storia seguono altre strategie, perfino sostituendo lo stile alla narrazione. Invece io sono convinto che la storia sia l’elemento di base della narrativa, anche se questo ideale non gode di molta popolarità tra i discepoli del nouveau roman. Mi ricordano quel pittore che non riusciva a dipingere le persone, così dipingeva sedie”.

(Lettura consigliata: TRAMA: L'OBIETTIVO E L'OSTACOLO)

Osare troppo poco. Puntualmente il trucchetto del sogno ritorna (solo in questa edizione almeno 4 o 5 volte). Non abbiate paura di traumatizzare il lettore! Se il vostro personaggio è un serial killer, allora che sia un serial killer. Ogni volta il personaggio si sveglia e si scopre solo una persona normale che ha fatto una pessima dormita. Basta, è una situazione abusata, che oltre tutto dà al lettore la spiacevole sensazione di aver perso del tempo a leggervi.

Pagine e pagine butterate da puntini di sospensione. I puntini di sospensione sono odiosi. Passi per il discorso diretto, in cui magari si vuol dare al tale personaggio una caratteristica di insicurezza, ma nella narrazione no. Nella narrazione l’autore che fa uso eccessivo di puntini di sospensione dice implicitamente al lettore: “Sono così imbarazzato che non so come finire la frase”. E uno scrittore, anzi chiunque desidera raccontare una storia, deve essere sicuro di quel che dice se vuol essere credibile.

Descrivere troppo. La descrizione rallenta, anzi ferma il racconto. Perché? Perché quando si descrive non succede niente. Mettere tre pagine di descrizione una in fila all’altra significa chiedere al lettore di tirare fuori tutta la sua pazienza. E non sempre (per non dire mai) questo è disposto ad accordarvela. Insomma, è come vedersi arrivare il cameriere con la pepata di cozze dopo che hai già fatto fuori quattro piatti di polenta.

Descrivere troppo poco. Di contro la mancanza di descrizione non permette al lettore di vedere dove si svolge l’azione e quindi di prendervi parte come spettatore. E poi c’è il fatto che la lettura scorre fin troppo veloce, il lettore non si ricorderà una scena che sia una. Qualche anno fa, in una delle nostre colazioni letterarie, Matteo Cellini (vincitore del Campiello di quest’anno), parlando della prima stesura di un mio romanzo che gli avevo dato da leggere mi disse: “I personaggi sono caratteristici, praticamente inconfondibili, i dialoghi sono taglienti, il linguaggio è ottimo ma… ma dietro al protagonista non vedo alcun palazzo, c’è solo uno sfondo bianco”. E accidenti, aveva ragione. (lettura consigliata: DESCRIVERE: ECCO QUALCHE DRITTA)
 
Non tenere in minima considerazione il numero di battute richieste (e non solo il fatto di sforarne totalmente il numero massimo inviando un romanzo anziché un racconto). Se viene richiesto un elaborato di massimo 20.000 battute e ne invii uno da 1.200 significa giocati da solo gran parte delle possibilità: 20.000 battute sono la puntata di un telefilm, una storia; 1200 battute sono una striscia di Mafalda, una freddura, un’istantanea. Ciò non significa che i racconti brevissimi sono peggiori di un racconto standard, significa solamente che la redazione a cui hai inviato il tuo scritto desidera una cosa diversa.

Errori di grammatica. Gabriel Garcia Marquez sosteneva, in un’intervista uscita tempo fa, che la grammatica era per lui una vera bestia nera. Di per sé questi sono gli errori più perdonabili (editor e correttori di bozze abbiate pietà di noi e della bestemmia che avete appena letto), ma portano il lettore a indispettirsi. E un lettore indispettito non vede l’ora di trovare qualcos’altro che non va nell’opera che sta leggendo. Per migliorare potreste sbirciare un semplice manuale di grammatica italiana e/o un manuale di redazione.

Mancanza di anticipazioni. Se il vostro personaggio è stato dipinto come buono, deboluccio e remissivo per tutto il racconto, non pretenderete di essere creduti quando sbotterà e prenderà a bastonate il vicino di casa, vero? Per essere creduti è necessario creare una premessa (meglio se più di una) che possa rendere credibile una reazione così forte. (Lettura consigliata: L’ANTICIPAZIONE).

Personaggi sbiaditi. Quando il testo è buono, il lettore simpatizza con il personaggio. Quando è ottimo riesce addirittura a immedesimarsi in lui. Ma perché chi legge si faccia trasportare così tanto occorre che conosca il personaggio. Sì, lo deve conoscere: deve sapere i suoi gusti, deve poter (in parte) prevedere le sue reazioni, deve poter esserci amico. Purtroppo alcuni scrittori non hanno ancora capito che il personaggio non è un robot senza peculiarità e senza sentimenti che svolge all’interno della storia l’unica funzione di partire dal punto A per arrivare al punto B.  

(Lettura consigliata: COME CREARE PERSONAGGI DECENTI)

I TRENTA SELEZIONATI

COMPLETAMENTO: 30 di 30

Una canzone romantica (Simona Di Carlo)

Nebbia di Scozia (Massimo Brunello)
Il letto di Procuste (Mariachiara Moscoloni)

Nel quadro (Arianna Fabris)

La vedova nera (Giorgio Simoni)

Che importava (Maria Gioia Musso)

Il Re, il Ricco, il Vescovo e il Cavaliere (Federico Paccani)

Carne cruda (Pierugo Orlando)

Monferrato di sole e di luna (Elso Avalle)

Pensaci, Mia! (Laura Calderini)
Pioggia incessante (Mirko Ecker)

Hope (Annarita Pizzo)

Il discredito di Darwin (Manuel Della Giovanna)

Che non ti salti in mente (Marinella Maltagliati)

L'attesa di Marta (Maria Grazia Barile)

Il risveglio (Antonella Riccio)

Il guerriero eterno (Cristian Negroni)

Labirintico oblio (Simone Censi)

Senilità (Domenico Curci)

Il Fieno (Giorgio Castellari)

Mezza Perfezione (Alessandro Morelli)

Il Sifu di Chinatown (Stefano Gatti)

Storia di una ragazza debole (Jessica Pompili)

Capelli (Marco Bertoli)

Le nere fauci dell'incubo (Mauro Longo)

Giorgio, l'ultimo sopravvissuto (Giuseppe Piazzolla)

Sarcophaga Carnaria (Luigi Locatelli)

La maschera (Elena Piccinini)

Pescatori di Spiriti (Alessia Nolli)

Heatrow (Fabiola Sciaratta)

Commenti

  1. Buongiorno, mi chiamo Francesca e vorrei dissentire solo su un punto, all'inizio: la questione di prendersi la briga di leggere gli elaborati altrui. Tralasciando il fatto che non si ha mai molto tempo e che quello che resta dai vari impegni lo si vuole dedicare alla scrittura, bisognerebbe che i racconti dei "colleghi" fossero degni di nota. Mi sono stufata di arrivare alla fine di uno scritto solo per dovere o per riguardo quando cio' che leggo è banale o mi annoia. Preferisco leggere chi mi puo' davvero insegnare qualcosa. La vostra clausola, quindi, di non accettare chi non commenta la trovo molto ingiusta. Distinti saluti

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  2. Cara Francesca,
    ti prego anzitutto di non prendere le mie parole come un qualcosa di polemico, voglio solo rispondere in modo chiaro alle tue obiezioni.
    Il tempo: se lo hanno trovato gli altri, e se io ne ho trovato (dopo il lavoro, dopo il blog, dopo la famiglia, dopo lo scrivere - sotto contratto, tra l'altro - e dopo gli amici) il tempo lo si trova tutti: un racconto si legge in 15 minuti. Inoltre nessuno ha obbligato nessuno a partecipare al contest, chi vuole e ha tempo partecipa, chi non vuole o non ha tempo no.
    I racconti: qui, cara Francesca, si cade e si cade male.Tutti i racconti sono stati selezionati da diversi lettori e non sono stati inseriti sul blog così a caso, giusto perché arrivati in redazione. Ci sono diversi elaborati e se uno, alle prime righe, ti risulta indigesto, puoi passare al successivo (come si fa in libreria: leggi l'incipit di un romanzo e se non ti piace ne acquisti un altro, semplicemente). Voglio ricordarti che degli autori presenti in catalogo buona parte è stata poi pubblicata con tutti i crismi da editori non a pagamento. Per concludere: credi che un racconto scritto dal vincitore del premio Campiello (e finalista allo Strega) possa insegnarti qualcosa? No, perché sulle pagine di LM trovi anche quello.
    Un sorriso,
    Kito.

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  3. Credo che leggere gli altrui elaborati sia sempre utile. Se leggendo un racconto, il contenuto ci sembra noioso e poco curato,potremmo considerarlo comunque un buon esercizio a livello personale: lo leggiamo e lo analizziamo cercando di capire che cosa non ci piace e che cosa manca secondo noi. Dagli errori altrui e personali si può acquisire molto e migliorare il proprio stile letterario.
    Grazie. Ciao.
    Elena

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  4. Grazie a te, Elena. Niente di più vero.

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  5. C'è un regolamento e va rispettato, mi sembra una cosa più che normale.

    A Francesca posso solo augurare di diventare scrittrice di successo, di pubblicare e pubblicare ancora, anche se penso che senza una buona dose di umiltà non si arrivi da nessuna parte.

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